«Le elementari ridotte a matriarcato»
«Stipendi bassi, la professione ha perso fascino. Ma il maschio in cattedra ha più autorevolezza»
La scuola è un matriarcato.
Buongiorno, dottor. Boscherini.
Mi chiami maestro, lo preferisco.
Mi scusi maestro. Sta dicendo che non c’è posto per gli uomini nelle scuole elementari?
La figura maschile è sparita ed è un peccato perché aveva autorevolezza e garantiva maggior equilibrio nell’educazione dei ragazzi. La scuola è come la famiglia, servono una madre e un padre.
Colpa di chi?
Fino agli anni ’50, ’60 è stato considerato un lavoro dignitoso e attraente. Ma con il boom economico la figura del maestro è retrocessa. Lo stipendio non è aumentato e siamo stati scavalcati da altre categorie professionali. Si è finito per vedere questo lavoro come un impiego qualunque. Anche le maestre, che all’inizio vivevano il loro incarico come una missione e rinunciavano a sposarsi per dedicarsi ai bambini, hanno finito col considerarla una soluzione per uscire di casa e avere più ore libere a disposizione. Pochissime, oggi, mettono passione e creatività e sono mosche bianche.
La presento, mi scusi un attimo.
Maurizio Boscherini è il maestro elementare per eccellenza della scuola italiana. O forse l’ultimo, come recita il libro che scrisse nel 1998 (L’ultimo maestro, appunto) e gli costò caro. Leggo dall’incipit del testo: «Voglio solo raccontare cose vere in modo che sembrino inventate, al contrario di De Amicis che racconta cose inventate in modo che sembrano vere». E così si è messo a scrivere quello che non andava nella scuola, la burocrazia canaglia, l’egemonia delle donne e quel modo di vivere l’istruzione come una sfilza di incombenze e scartoffie da impilare una dietro l’altra.
Ma lei era l’esatto contrario e le è costato caro.
Sono stato trasferito per incompatibilità ambientale. Avevo firmato il libro con uno pseudonimo ma le colleghe si riconobbero e non gradirono…
Una delusione?
Una sofferenza enorme. Mi hanno mandato a chilometri di distanza da casa. Ma mi sono fatto valere e ho concluso la carriera con una medaglia del sindaco. Era il 2010.
Nel suo nuovo libro Incompatibilità (Ed. Il seme bianco, disponibile su ebook) si toglie qualche sassolino dalle scarpe.
Racconto le mie ragioni.
Doveva andare diversamente?
Il provveditore avrebbe potuto organizzare un dibattito sul mio testo, ero anche disposto a chiedere scusa a chi si sentiva offeso. La costituzione garantisce la libertà di espressione a tutti ma forse, se sei in basso, puoi solo tacere.
Forse lei era un maestro scomodo.
Ero scomodo perché facevo troppo. Il sabato, quando la scuola era chiusa, davo lezioni di recupero ai ragazzini in difficoltà. E lo stesso facevo d’estate. Poi organizzavo laboratori di teatro e d’arte. E gite all’aperto, ogni volta che potevo.
Quando ebbe la prima cattedra?
Era il ’73. Non avevo mai fatto supplenze e tentai il concorso a Milano, avevo bisogno di lavorare. Vinsi e mi affidarono una 4° elementare con 36 alunni.
Riusciva a tenerli a bada?
Ero un maestro buono ma severo. Severità vuol dire fare il bene del bambino e fargli capire dove può e deve arrivare. Certe scuole danno subito voti altisonanti. Io dicevo sempre “sei stato bravo ma puoi fare meglio”. Un bimbo ha bisogno di un polso fermo e l’uomo ha più autorevolezza della donna che tende a essere materna. Ero l’unico insegnante maschio su 10 sezioni.
È solo questione di autorevolezza?
L’uomo può avere più tempo a disposizione. Io andavo a casa e mi dedicavo ancora alla scuola. Una donna invece deve occuparsi della famiglia.
Mi dica del libro Cuore…
Ne ho fatto una versione semplificata. È importante avvicinare i bimbi alla letteratura. Se odiano Dante e Manzoni è colpa anche dei cattivi maestri.
Apprezza la scuola on line?
È un ripiego e non è un granché, non c’è rapporto, non c’è calore. E non c’è quella voce che parla al cuore dei ragazzi…
Già, la voce. Pare di vederlo. Il maestro entrò in classe con passo svelto e sguardo severo. Posò la borsa ingombra di libri accanto alla lavagna e gli alunni si alzarono composti per dare il buongiorno. Lui si sciolse in un sorriso e cominciò a dettare. I bimbi afferrarono la penna e cominciarono a scrivere con movimenti lenti e cuore impazzito: “Oggi, 20 maggio 1973…”.
L’intervista è stata riportata fedelmente dal quotidiano «Libero» del 25 maggio 2020.
AUTORE: Maurizio Boscherini
TITOLO: Incompatibilità
COLLANA: Magnolia
ISBN: 9788833611327
PAGINE: 160 p.
PREZZO: 14,90 €