Norme generali

I principali “caratteri” tipografici per la nostra casa editrice sono il tondo (seme), il corsivo (seme), il maiuscolo (SEME), il maiuscoletto (SEME), il grassetto (seme).
Tutti i testi vanno redatti in tondo.


Attenersi alle impostazioni del nostro modello di impaginazione, pre formattato con i nostri stili editoriali.

Impaginazione

Criteri di impaginazione

Applicare i nostri stili

  • stile SB IMPAGINATO: 11 pt
  • dimensioni interlinea: 13 pt
  • dimensioni rientro di prima riga: 4 mm
  • infratesti: utilizzare stile SB INFRATESTO
  • note: utilizzare stile SB NOTE a piè di pagina

N.B. Verificare sempre che la lingua del testo sia posizionata su italiano.

Sono composti in corsivo:

Titoli di paragrafo

Termini stranieri.
In questo caso il termine straniero utilizzato segue tutte le sue normali declinazioni.
Ad es.: short o corto cinematografico, shorts o corti cinematografici.

N.B. Tuttavia il termine resta in tondo e non declinato quando si tratta di un forestierismo pacificamente accettato e ormai assimilato nell’uso. Ad es.: i leader, i goal, i film, ecc.

Resta ugualmente in tondo ogni termine di informatica d’uso comune (file, database, link, home page, banner, on line).

Modi di dire (massime, ecc.) in lingue straniere (o morte).
Ad es.: tout court, rebus sic stantibus, kalòs kai agathòs.

È bene avanzare step by step.
Le cose procedevano con un continuo stop and go.

N.B. Vi sono però delle locuzioni di lingue straniere e/o antiche che sono entrate completamente nell’uso quotidiano della lingua italiana e alla stregua di forestierismi adattati, vanno in tondo, ad esempio: in primis, ex novo, in fieri. In caso di dubbio si può far ricorso a un buon dizionario di lingua italiana (in primis lo Zingarelli): le locuzioni che vi compaiono vanno considerate ormai come locuzioni a tutto titolo italiane.

Titoli di libri, di film, di opere d’arte, di trasmissioni televisive (esclusi i telegiornali: Tg1, Tg2, Tg3… ), teatrali o musicali italiane o in lingue straniere (in quest’ultimo caso, la prima lettera di ogni parola facente parte del titolo andrà o meno in maiuscolo a seconda di ciò che suggerisce la tradizione letteraria della lingua presa in considerazione).

In generale: i titoli in italiano, francese, spagnolo hanno la prima parola maiuscola e a seguire minuscolo. Es.: Il nome della rosa (tranne eccezioni come La Divina Commedia, I Promessi Sposi), Don Quijote de la Mancha, A la recherche du temp perdu.

Inglese: tutte le parole in maiuscolo escluse le congiunzioni. Es.: The Piper at the Gates of Dawn.

Tedesco: vanno in maiuscolo solo i nomi. Es.: Der Ring des Nibelungen.

Nel caso in cui venga indicata la traduzione italiana del titolo questa andrà in corsivo se esistente, tra apici e priva della maiuscola iniziale se tradotta dall’autore. Es.: Des Ring des Nibelungen (L’anello dei Nibelunghi), The Piper at the Gates of Dawn (‘Il pifferaio ai cancelli dell’alba’).

NB: I nomi delle mostre e delle rassegne (specie se periodiche) vanno in tondo, a meno che non abbiano un titolo particolare (che invece andrà in corsivo).
Es.: Biennale di Venezia, Festival di Cannes, ecc.
Ma: Alla Biennale di Venezia è stata presentata la mostra Da Cezanne a Picasso.

Per i titoli di album o canzoni in lingue straniere, la prima lettera di ogni parola facente parte del titolo andrà sempre in maiuscolo.
Es.:The Piper At The Gates Of Dawn. Brown Sugar. Ava Adore.

Per i titoli di libri, di film, di trasmissioni televisive, di opere d’arte e teatrali, di opere o album musicali, di canzoni in lingua (o traduzione) italiana, la maiuscola a inizio di parola verrà utilizzata a seconda di quello che impone (o consiglia) la nostra tradizione.
Ad es.: La bella estate. I Promessi Sposi. Ossi di seppia. La Divina Commedia. Salò o le 120 giornate di Sodoma. Gente di Dublino ecc.

Nel citare un’opera l’articolo determinativo che (eventualmente) è posto ad inizio di titolo, dovrà essere utilizzato in maniera uniforme per tutto il testo.
Ad es.: se diciamo “nei Promessi Sposi” non potremo poi dire “ne I Promessi Sposi”.

N.B. Lo stesso vale per le testate giornalistiche (anche se quest’ultime non vanno in corsivo).
Ad es.: Se diciamo: della «Repubblica» non potremo dire: de «la Repubblica».

Epigrafi. In questo caso il testo dell’epigrafe va a blocchetto, con il nome dell’autore in maiuscoletto tondo e il titolo dell’opera da cui è tratta l’epigrafe sempre in corsivo. Si osservi che il testo delle epigrafi termina sempre con il punto, mentre quest’ultimo non si applica dopo l’indicazione dell’autore e della fonte. Il nome dell’autore dev’essere puntato (si può tuttavia lasciare per esteso se ciò è uniforme in tutto il testo).
Ad es.: Lasciò cadere ogni pudore, citando San Clemente d’Alessandria.

Casanova, Storia della mia vita

Nei testi costituiti da interviste: le domande in corsivo, le risposte in tondo.

Titoli di articoli di giornale.

Ogni riferimento a titoli di capitoli del testo va in corsivo (es: nel capitolo La propaganda abbiamo visto che…), con l’eccezione dei termini generici come introduzione, prefazione, postfazione (in tondo, basso). Allo stesso modo le sezioni di giornali (es: nella sezione Cronaca di Roma de «la Repubblica»…) o di siti Internet vanno in tondo e A/b.

I titoli delle storie a fumetti, ma non della collana (tra caporali).
Es: Memorie dall’invisibile, «Dylan Dog», n. 19, aprile 1988.

Nei testi di narrativa, evitare i corsivi enfatici.

Maiuscolo/minuscolo

Movimenti letterari, filosofici, artistici ecc. (A): Dadaismo, Illuminismo, Romanticismo, Neoclassicismo…

Ma non: il cubismo di Picasso (inteso come stile, non come movimento).

Ma non mesmerismo, darwinismo… e così tutte le correnti scientifiche.

Ma non generi musicali, cinematografici, letterari come: rock, punk, hip-hop, jazz, noir, western, horror, giallo, rosa.

Trattati, documenti programmatici e simili (A/b): Pace di Augusta, Editto di Costantino, New Deal…

Guerre e rivoluzioni: Prima/Seconda Guerra Mondiale, Guerra dei Trent’anni, Rivoluzione Francese.

Il termine “Paese/i”: se inteso nel senso di “nazione/i” va A/b, così come per il termine Stato.
Ad es.: “i Paesi europei”, “gli Stati europei”

Punti cardinali: Nord, Sud, Ovest, Est, Sud-Est, Nord-Ovest (ad esempio: Nord America, la gente del Nord, ma a nord di Milano). Occidente, Oriente e Medioriente.

Il termine Storia: quando è inteso in senso universale
Ad es.: Era docente di Storia all’Università di Siena.

L’Onu è il soggetto internazionale che più di ogni altro può tentare di indirizzare la Storia verso l’affermazione universale della democrazia e dei diritti umani.

Le materie scolastiche: accademiche, ecc.
Ad es.: era professore di Lettere e Filosofia all’Università di Roma.

Religioni: Cristianesimo, Buddhismo, Hinduismo…

Cariche pubbliche Politiche e istituzionali: vanno in minuscolo presidente, ex presidente, vicepresidente, ministro (ma: ministero degli Interni, presidenza del Consiglio), segretario e sottosegretario (di partito), governatore, senatore, onorevole, deputato…

Per quanto riguarda le altre forme politiche va in alto solo la massima carica: es. Visír, Zar, Ayatollah, Califfo, Faraone. Il termine dinastia va sempre basso.

Religiose: tutte in basso tranne il Papa.

Nobiliari: tutte in basso tranne Re/Regina e Imperatore e quindi Regno e Impero.

Militari: generale, colonnello, maggiore, ammiraglio.

“Movimenti” mistici e affini: vanno in minuscolo zen, new Age, wicca, loggia (massonica), tao (yin e yang), qi (o qi), yoga (yogi.

Le parole dottrina, legge, dogma vanno in minuscolo.

I termini internet, tv, università, esercito, polizia, forze armate, forze dell’ordine, marina, aeronautica, sole-terra-luna (come stelle/pianeti) vanno in minuscolo.

In linea di massima, tranne in contesti specifici che richiedano diversamente, vanno in minuscolo i termini umanità, uomo, natura, paradiso, era (ma vanno in maiuscolo: Mesozoico, Paleolitico…), autorità, madrepatria, patria, vecchio continente, inferno, purgatorio, ade, aldilà, oltretomba, antichità.

Indirizzi: vanno in minuscolo via, piazza, largo, viale, ecc.

San: minuscolo per il nome dei santi, in maiuscolo per le chiese.
Ad es.: La figura di san Francesco.
La basilica di San Pietro.

Edifici di rilevanza storico-religiosa: vanno in maiuscolo se sono parte integrante del nome (Palazzo di Cnosso).

Libro, Canto (seguiti da numero romano) quando indicano parti di poemi.

Concilio, Congresso, Istituto, Accademia… vanno in maiuscolo se sono parte integrante del nome.

Il nome di scuole, istituti, università, ecc. va tra caporali (es. “La Sapienza”).

destra, sinistra, centro, centrosinistra…

Mare del Nord, Mar Mediterraneo, Mar Ionio, Oceano Pacifico, Monte Bianco (ma: monte Kilimangiaro – in questo caso il termine monte non è parte del nome).

Da evitare sempre l’uso del TUTTO MAIUSCOLO.

Sono composti in maiuscoletto (tutto basso):

I nomi degli autori nelle epigrafi.

Ordinamento delle note

Le note seguono la numerazione araba e sono composte in tondo. Non vanno mai poste a fine capitolo.

Valutare caso per caso se porle a fine libro o a piè di pagina.

La numerazione inizia da 1 in ogni capitolo.

Le note precedono sempre i segni di interpunzione, sia nel testo che nell’infratesto, e sono sempre esterne alle parentesi (o alle caporali) a meno che non siano relative esclusivamente al loro contenuto o all’ultima parola.

Ad es.: L’osmosi stilistica ed espressiva, proseguita anche negli anni successivi1  indica una modalità differente di fare musica.

Cosa vuol dire la crescita del rizoma primitivo2?

(Maguire in Spiderman di Sam Raimi4). Nota riferita a Raimi

(Maguire in Spiderman di Sam Raimi)4. Nota riferita all’intero inciso.

Le citazioni bibliografiche citano nell’ordine (separati da virgole):

– iniziale del nome e cognome esteso dell’autore;
titolo dell’opera (corsivo) ed eventuale sottotitolo sempre preceduto da un punto
– editore
– luogo d’edizione
– anno d’edizione
– pagina di riferimento

Ivi (in tondo) si utilizza per indicare la stessa opera a cui si riferisce la nota precedente specificando però il diverso numero di pagina preso in considerazione.

Ibidem (in tondo) si utilizza per indicare stessa opera e stessa pagina a cui si riferisce la nota immediatamente precedente.

Ad es.:

  1. N. Cognome, Titolo, Editore, Città, Anno, p. 49.
  2. Ivi, p. 52.
  3. Ibidem.

Nel caso in cui un libro abbia un curatore anziché un autore si pospone la locuzione (a cura di) dopo il nome del curatore. Se il libro presenta invece sia un autore che un curatore, quest’ultimo andrà dopo il titolo dell’opera con la dicitura: a cura di Nome Cognome, così come nel caso delle traduzioni, prefazioni e postfazioni.
Ad es.: Nome Cognome (a cura di), Al Qa’ida, Editore, Città, 2004, p. 30.

Dante Alighieri, La Divina Commedia, a cura di Natalino Sapegno, …

Il numero di volumi (numero arabo e puntato, es: 3 voll.) di cui è costituita l’opera va indicato dopo il titolo e prima della casa editrice; il riferimento a uno specifico volume (puntato e numero romano, es: vol. III) precede il riferimento alla pagina citata. Qualora il volume facesse riferimento a una rivista precede l’anno di pubblicazione:
Ad es.: F. Furet, Dizionario critico della Rivoluzione Francese, nuova ed., 2 voll., Milano, 1994.

Furet, op. cit., vol. II, p. 91.

  1. Adornato, Giovani e mostri, in «Nuovi Argomenti», n. 3, vol. IV, 1993, p. 30.

Quando una nota richiama un’opera già citata precedentemente, è sufficiente che la relativa indicazione bibliografica faccia riferimento al cognome dell’autore seguito dalla dicitura op. cit. (in corsivo) e dal numero di pagina.

Se sono state precedentemente citate altre opere dello stesso autore, l’indicazione bibliografica indicherà, dopo il solo cognome dell’autore, il titolo dell’opera a cui si fa riferimento, la dicitura cit. (in tondo) seguita dal numero di pagina.
Ad es.: 5 Berardi, op. cit., p. 97.

6 Berardi, Neuromagma, cit., p. 68.

Quando l’indicazione bibliografica fa riferimento a più pagine di un’opera si utilizzeranno le classiche diciture (p.; pp.; seg.; sgg.).
Ad es.:

  1. 53
  2. 53-54
  3. 53 e sg.
  4. 53 e sgg.

Qualora la nota faccia riferimento all’articolo di un determinato autore, si utilizzerà la parola “in” per indicare il volume in cui eventualmente fosse contenuto l’articolo. La stessa cosa accadrà qualora l’articolo sia contenuto in una rivista.
Ad es.:

  1. F. Adornato, Giovani e mostri, in «Nuovi Argomenti», n. 3, 1993, p. 30.
  2. J.-P. Sartre, Difesa dell’intellettuale, in Opere complete…

Uso di virgolette o caporali «» (o sergenti che dir si voglia):

Caporali: Citazioni brevi (che non richiedano infratesto; l’infratesto non richiede alcun tipo di virgolette).

Dialoghi: Nel caso il dialogo sia inframmezzato da qualsiasi tipo di incidentale (riflessione di chi parla, del narratore ecc.) si provvederà a chiudere i caporali e a riaprirli a ripresa di dialogo.
Ad es.:
«Come stai?».
«Bene, grazie».

«Mani in alto», disse brandendo la pistola, «questa è una rapina».
Mi chiese: «Come stai?».

Le battute di dialogo introdotte dai due punti non vanno a capo ma seguono sulla stessa riga.
Ad es.: Disse: «Vieni qui!».

Dopo le virgolette di chiusura della battuta, a meno che non ci sia il punto, occorre inserire la virgola.
Ad es: «Stai andando?», chiese.

Gli eventuali segni di interpunzione (,.:;) vanno fuori dalle caporali chiuse.

Titoli di testate giornalistiche, fumetti, periodici, giornali on line tranne quando è fornibile il sito.
Ad es.: «Corriere della Sera», «Panorama», «Dylan Dog», «Galileo» (rivista on line al sito www.ilsemebianco.it).

In tutti gli altri casi si usano le virgolette alte.

Gli apici ‘ ’ si utilizzano per:

Traduzioni letterali o riferimenti specifici al valore semantico di una parola.
Ad es.: Quando un inglese parla di un book (‘libro’)…
Poi capii che intendeva dire vaso nel senso di ‘dotto sanguigno’.

I trattini:

Quando è inteso come trait d’union il trattino è breve e non spaziato
Ad es.: Jean-Claude, la Parigi-Dakar, il biennio 1977-78, ecc.

Sempre breve nel caso di parole composte da due termini di senso compiuto (non con i prefissi).
Es: storico-politico, spazio-temporale (ma postmoderno, socioculturale, psicopedagogico).

I prefissi neo-,pre-,anti– se si trovano davanti a un sostantivo vanno con il trattino, senza se davanti a un aggettivo.
Ad es.: neo-nazioni, pre-Costituzione, neocostituzionale, precostituzionale

Quando è inteso come scansione di un inciso il trattino è medio, preceduto e seguito da uno spazio.
Ad es.: Parlandone in breve – per quanto sia possibile ridurla in poche parole – la faccenda è questa.

Il trattino medio che segnala la chiusura dell’inciso può essere seguito dalla virgola, ma si omette davanti al punto fermo.

Segni di interpunzione

I fondamentali segni di interpunzione sono: , : ? ! . ;

I segni di punteggiatura (.,;:) non sono preceduti da uno spazio e sono seguiti da un solo spazio.

I segni di interpunzione vanno composti in tondo a meno che non siano parte integrante di un brano in corsivo.
Es. Mi presti La Divina Commedia, per favore? (virgola in tondo)
Ad consilium ne accesseris, antequam voceris.(virgola e punto in corsivo)

Si prega di evitare la proliferazione incontrollata di punti interrogativi o esclamativi al dubbio fine di rafforzare il discorso o ottenere effetti particolari.

Se dopo la chiusura delle parentesi vi è anche chiusura di frase, il punto verrà apposto all’esterno delle parentesi.
Ad es.: Non riuscivo a ricordare il suo nome (eppure l’avevo vista, da qualche parte l’avevo già vista).

I puntini di sospensione sono tre… sempre e comunque, e sono un carattere unico (sì: …; no: …). Essi seguono (o precedono) senza spazio la frase che sospendono e sono seguiti da una battuta.
Ad es. Io vorrei…
…ma quanto dovrò aspettare?

I puntini di espunzione sono chiusi tra parentesi quadre […], seguite (o precedute) da un punto. Si raccomanda di non indicare l’espunzione con i soli puntini di sospensione e di non inserirli mai in chiusura di citazione, specie se anteceduti da un punto di chiusura.

La “d” eufonica

La congiunzione e e la preposizione a possono essere utilizzate nelle forme ed, ad quando si voglia evitare il contatto tra due vocali tra loro identiche.
Ad es.: fiori ed erbe; ad amare.

È possibile utilizzare la “d eufonica” anche davanti a parole che non iniziano con la stessa vocale a cui la “d” è legata qualora la nostra tradizione linguistica lo consigli.
Ad es: ad esempio, ad essere, ad ogni, ad esso/a, ad oggi.

Accenti e apostrofi

L’accento finale di parole che terminano per a, i, o, u è sempre grave (à, ì, ò, ù).

Hanno l’accento grave le parole è, cioè, caffè, tè (preferibile a thè e a the).

Hanno l’accento acuto le parole sé, né, poté e tutti i composti di che: affinché, perché, poiché…

La terza persona singolare del verbo essere al maiuscolo non si scrive E’ ma È

Tra apostrofo e parola che segue non va nessuno spazio.

Attenzione a qual è che non vuole l’apostrofo (qual’è).

La forma apocopata di poco non è accentata (pò), ma apostrofata (po’).

Varie

Sigle

(A/b) ad esclusione di cd, pc, ct, wc, sms, mms, dvd, mp3, jpeg, tif.
Ad es.: Pci, Cee, Onu, Rai
N.B. Le sigle sciolte vanno in tondo A/b
Ad es.: Partito Comunista Italiano, Comunità Economica Europea.

Abbreviazioni
avanti Cristo: a.C. (senza spazio dopo il primo punto)
centimetro: cm (non puntato; meglio non usarlo in contesto discorsivo)
citato/i: cit./citt.
chilogrammo/i: kg (non puntato; meglio non usarlo in contesto discorsivo)
chilometro/i: km (non puntato; meglio non usarlo in contesto discorsivo)
confronta: cfr.
dopo Cristo: d.C. (senza spazio dopo il primo punto)
eccetera: ecc. (non etc.).
figura/e: fig./figg.
Junior, senior: jr, sr (non puntato)
millimetro: mm (non puntato)
/ sgg.: seguente / seguenti
cap. / capp.
vol. / voll.
Dall’inglese: Mr / Mrs (non vanno puntati).
Dal francese: M. / Mme / M.elle
eccetera, va abbreviato con ecc. e deve essere preceduto dalla virgola (nel senso di et cetera), ecc.
nota dell’autore: (nda)
nota del curatore: (ndc)
nota del traduttore: (ndt)
numero/i: n. / nn.
pagina/e: p. / pp. (spazio tra il punto e il numero di pagina, MAI p.34)
traduzione italiana: trad. it. (fare attenzione che ci sia uno spazio dopo il punto: MAI trad.it.)

Date
Secoli: secolo XX.
Età della Storia (a/b): Rinascimento, Medioevo, ma Età antica o Età moderna (A/b).
Date generiche: gli anni Ottanta, l’anno 1980, l’80, il Sessantotto, il Settantasette, il Settecento (non “il ’700”), 28 febbraio 1971, lunedì 15 maggio, la guerra del ’15-18, ecc.

N.B. L’indicazione di singolo anno può essere data a tutte cifre (1980), o in forma abbreviata preceduta da apostrofo (l’anno ’80). Quando l’anno è preceduto da articolo o preposizione non si ripete l’apostrofo (l’80). Anche nelle indicazioni di bienni si omette l’apostrofo (1977-80).

Iniziali
La doppia iniziale (puntata) non è inframmezzata da spazi, anche laddove le iniziali siano intermezzate da un trait d’union.
Ad es.: H.P. Lovecraft, J.-P. Sartre

Numeri
si cerca di scioglierli in lettere, tranne quando sono troppo lunghi o cifre non tonde. È fondamentale la coerenza interna nel singolo libro.
Ad es: quarantaquattro, centoventi, tremila, 987, 1241…
Ex non deve essere seguito dal trattino.