Descrizione
Due voci narranti: quella di Angelica e quella di Giorgio.
Angelica è delicata come una rosa gialla, Giorgio è l’amico d’un malavitoso. Le loro famiglie sono in disaccordo, ma i due si sposano lo stesso. Ha inizio il travaglio di Angelica. Lui la tradisce. Rose gialle, rose rosse delle amanti e… rose rosse senza più gambo. Angelica saprà vendicarsi di tutto il dolore subìto?
Il colore delle rose
Ho buttato il tempo alla ricerca di qualcuno che non era lui.
Vivo questo giorno senza un domani.
1990
Mi illudevo; scambiavo per Amore la possessività, la gelosia. Il nostro era un amore malato che mi toglieva l’aria per respirare. Alcune persone, dopo la separazione, mi chiesero: «Ma non ti senti sola?». Risposi no: «Non mi sento per niente sola. La solitudine vera, quella più nera, la disperazione assoluta, l’ho provata prima». Ero sola quando vivevo accanto a un uomo a cui davo tutto, nella fiducia d’essere ricambiata. Mi crogiolavo nell’idea mi amasse, a suo modo. Tra di noi non c’era comprensione, complicità, non esisteva quella leggerezza, quel respiro, che permette all’altro di poter dare il meglio di sé, in modo da entrare in punta di piedi nella sua anima e rimanerci per sempre. Domando a un’amica: «Quante volte ci siamo incontrate così, tu e io, quando vivevo con mio marito?».
1956
Finalmente il vento forte è cessato e ha portato con sé le nuvole nere che minacciavano pioggia. Ora l’aria è fresca, il cielo è di uno splendido azzurro come il manto della Madonna. Oggi è sabato e con i miei compagni di scuola, nel pomeriggio, dovrò recarmi in chiesa per la Santa Confessione. La mamma, la suora e il parroco sono i nostri angeli custodi, sorvegliano che nessuno di noi manchi all’appuntamento. Ho undici anni e sono una ragazzina ubbidiente, anche se comincio a pensare che lo sono più per paura dei castighi che per convinzione. Se così non fosse, ci penserebbero gli adulti a castigarmi.
Pablo Mercurio –
Un romanzo intenso, capace di raccontare un’epoca passata solo in apparenza, ma che ancora si rispecchia molto al giorno d’oggi. Perché, come dice uno dei due protagonisti, “il mondo si evolve a fatica”. Molto efficaci le due scritture, che, contrapposte fra loro, pur con due stili diversi, si dimostrano entrambe scorrevolissime, tenendoti incollato alla lettura dall’inizio alla fine.
Loris De B. –
La ricerca della felicità, fatta di buone intenzioni ispirate dalla buona educazione, trova la frustrazione delle imposizioni di una giustizia borghese. È il dramma, secondo la morale di questa storia, dove l’io sconosciuto insito in ogni essere umano (soffocato da una necessità di ordine patriarcale) cerca giustificazioni nelle conferme di ciò che è reputato giusto e lodevole secondo un’educazione che ha inizio, non appena nati, in seno alla famiglia (per non far parlar male i vicini di casa).
Si racconta della famiglia così ancora com’era sessanta anni fa, del senso di una morale fatta di onestà e privazioni e presieduta a mantenersi integra dall’incombenza del senso di colpa: quello che preserverebbe l’essere onesti, l’essere bravi, secondo il canone tramandato dal nonno, dal padre, dal prete. E come dice il prete, siamo il prodotto di un peccato da redimere con un’intera vita, dove il piacere è causa del male; messaggio sostenuto dal padre che, col sudore di una fronte piegata, a questo dovere induce il figlio ad essere come lui, rimandandogli l’assoluta verità di come Dio sia di genere maschile e le donne debbano asservirsi a questa granitica verità. È il dramma del come eravamo! La tribù “cristiana” che col lavoro deve fustigarsi per meritare col dolore di una vita l’eternità paradisiaca della gioia eterna. La coppia umana! Il peccato originale! La maledizione di partorire con dolore, di patire con il lavoro, di sperare nella remissione della colpa. Questa la sacra regola per la Salvezza…
Angelica (come la donna che d’amore e disperazione fa impazzire Orlando, il cui senno finisce sulla luna), che, a differenza della Vergine madre di Dio, preferisce le rose gialle alle rosse (da arrivare a mozzare le rosse conservandone i gambi spinosi), ha la fortuna rispetto Giorgio di avere un padre non malpensante, che ne contiene meno le compulsioni frementi di femmina come invece vorrebbe sua madre, un padre con il senso benevolo di ciò che è la Provvidenza, perché la generosità è nella sua natura, il sacrificio (anche della vita), l’ispirazione al bene del prossimo nel momento in cui quello ha bisogno. E poi le due madri: chi (quella di Giorgio) ispira con la violenza patita la regola morale per mantenere sana e pulita (come pavimenti e pentole) la famiglia, e chi (quella di Angelica), con l’attesa della Provvidenza alla soddisfazione, spera nella felicità di sua figlia sposata.
La lezione che Giorgio (come il santo che combatte il drago) impara da piccolo, è come il piacere di giocare con l’amico Elio sia il Male; perché Elio è figlio di canaglia, mentre Giorgio lo è di onesto lavoratore, che mantiene la (sacra) famiglia col (sacro) sudore della fronte e il (sacro) dolore delle botte che servono a redimere il male insito nella natura dell’uomo e della donna. Giorgio necessita di una femmina (che aspiri alle ali della libertà) da ingabbiare: così come lui ha fatto con la propria anima (e suo padre con sua madre). Angelica “necessita” di un maschio che la contenga coi maltrattamenti (mai subiti da un padre) in un ambito di sicura timorosa e frustrante onestà, così come le ha trasmesso sua madre.
Sono perciò due ribelli mancati, Angelica e Giorgio: due angeli che non cadono. Giorgio ha negato alla propria indole solare di diventare criminale come l’amico Elio. Angelica ha represso la propria anima lunare, quella di darsi con l’arte la libertà di femmina. Due prototipi storici a significare un progresso nelle idee da trasmettere ai figli, per continuare sul percorso di un’umanità che (sempre meno animale) ambisce al paradiso terrestre prima che a quello celeste: la vita, che con la medicina si mantiene il più a lungo possibile in chi è vecchio e malato (i genitori), disconoscendo cioè come colpe mortali quelle dei padri, così che non debbano più ricadere sui figli.
Il dramma umano, riportato al sentimento di felicità in questa valle di lacrime e percepito durante una vigilia di Natale su un sentiero che nel parco conduce al luogo dove si amoreggiava da ragazzi, da sposi promessi, è il pensiero che magicamente spazza via (per un momento) le ombre che offuscano le menti, provate dal dolore di una vita coniugale minata dai preconcetti del travisamento, di cosa sia bene e cosa sia male. Perché amore non è preconcetto ma esperienza di bene; non è un’idea trasmessa, ma un sentimento sperimentato che scopre la gioia di essere vivi e, per via di questa, prova orrore verso il dolore e il male che fanno solo morire.
Claudio Tettamanti –
Il romanzo parla della vita di Angelica e Giorgio e di problemi di coppia, partendo dalla stagione degli amori negli anni ’50 fino a quella della vendemmia sul finire degli ’80. I problemi però, molto attuali, sono “quelli là”, quelli brutti, quelli che nessuno vuole ma soprattutto quelli di cui nessuno vuole parlare. Perché i problemi provengono, arrivano, si generano da qualcosa prima di noi: nulla accade per caso, dietro c’è sempre una spiegazione.
Il libro è stato scritto, presumibilmente, con la tecnica del “Blind Writing” una tecnica che consiste in questo: dopo che gli autori hanno deciso il soggetto e la trama viene steso il primo capitolo da uno dei due. Il secondo ne rimane completamente all’oscuro e solo dopo averlo ricevuto, in reazione alla prima lettura, stende il secondo capitolo. Via via così fino alla fine. Direi che Lucrezia ha scritto dal punto di vista della protagonista Angelica, mentre Riccardo quello maschile di Giorgio.
Ambientato tra Monza e Milano il libro risulta di facile lettura e si consuma in brevissimo tempo senza mai annoiare, passando di capitolo in capitolo, da un protagonista all’altro. Alla fine si diventa così voyeuristicamente curiosi da volerne sapere di più.
Credo che questo libro possa essere un bella idea regalo per lei e per lui.
Elisa Santucci –
Un romanzo scritto a quattro mani in una storia raccontata da due diversi punti di vista.
Quello di Angelica, donna sottovalutata, maltrattata, rinchiusa in una gabbia dove pian piano fatica pure a respirare; pressata da tutte le parti, da sua madre che pensa più a quel che direbbe la gente piuttosto che al benessere di sua figlia, da suo marito, dai genitori di lui che hanno come scopo nella vita solo distruggere la credibilità della nuora agli occhi del loro debole figlio, Giorgio. Quello di Giorgio, uomo debole, egocentrico, cresciuto male con due genitori dispotici e retrogradi, ama sua moglie, ma l’insegnamento ricevuto e le continue pressioni paterne lo spingono perfino a picchiarla, oltre che tradirla e maltrattarla in ogni modo.
E’ una bella storia, ambientata tra gli anni ’50 e gli anni ’80 del secolo scorso, il modo di vivere era diverso, le famiglie crescevano i figli togliendogli sicurezze e soprattutto non dandogli amore che era visto come un segno di debolezza genitoriale.
Angelica, e soprattutto Giorgio, sono vittime del vivere retrogrado dei propri genitori. Ma Angelica per amore dei suoi figli deve trovare la forza di spezzare quelle catene che le si sono strette attorno e non permettono il respiro né a lei né ai suoi bambini. E’ un percorso lungo e difficile, deve combattere con un uomo chiuso nella sua mentalità machista che lo rende insensibile perfino al benessere dei propri figli.
Libro da leggere, io l’ho letto tutto d’un fiato in due serate. Affronta il difficile e quanto mai attuale problema dei maltrattamenti fisici ma soprattutto morali, che avvengono in famiglia, quelli volti a distruggere l’anima della donna che hai accanto, in maniera sistematica quasi fosse una proprietà, una cosa da plasmare a proprio piacimento. Gli autori raccontano con i diversi punti di vista i processi interiori di entrambi, il dolore di Angelica, l’ottusaggine di Giorgio prima e poi, infine, il rimpianto di non aver saputo amare.
La scrittura è fluida e piacevole, divori una pagina dietro l’altra . Per me è un libro da leggere, lo consiglio a tutti; alle donne perché possano ritrovarsi e forse riflettere, agli uomini per fare un mea culpa e riflettere profondamente su quanto l’ambiente in cui si cresca possa condizionare il nostro essere da adulti, ed infine lo consiglio ai genitori, in quanto l’essere umano si forma negli anni dell’infanzia in positivo od in negativo.
Ma è anche una storia di speranza , di rinascita, di forza che a volte non credi di avere , invece è lì sepolta dentro di te, sotto strati di insicurezze e disistima di sé, costruita mattone dopo mattone nel corso degli anni da chi dice di amarti..
Umberto Longoni –
Gli autori raccontano in modo realistico una storia che potrebbe appartenere a tante lettrici e lettori. Ovvero la ricerca e l’idealizzazione dell’amore di due ragazzi, Angelica e Giorgio, che, a poco poco, dovranno fare i conti con le crude disillusioni della vita vera e con gli universi paralleli, maschile e femminile, che tanto si desiderano e raramente si comprendono. Una storia che possiede un inizio, un percorso, una brusca interruzione e poi la ripresa di Angelica e Giorgio del sentiero di crescita che, tuttavia, pare non portare a una meta adulta felice: anzi. Sembra, in fondo, che tutto torni al punto di prima. Ma nulla potrà mai essere uguale a “prima”. Infatti qualsiasi cammino umano e sentimentale di vita, specialmente se sofferto, lascia conseguenze e indelebili segni: come accade alla corteccia degli alberi. Tuttavia, proprio come gli alberi, anche le persone maturano, si rinforzano e possono espandersi alla continua ricerca del sole. E comunque sia, da questo romanzo, traspare un’evidente e inconfutabile verità: uomo e donna, pur appartenendo a mondi totalmente diversi, sono indispensabili uno all’altra.