autore

Stefano Iucci, giornalista, vive e lavora a Roma. Ha curato due  libri di racconti per la casa editrice Ediesse: “Consiglio di classe” (con Angelo Ferracuti) e “Il lavoro e i giorni” (con Mario Desiati). Quando non lavora, se può, viaggia. Soprattutto in Asia.

Quel che colpisce nelle poesie di Stefano Iucci – la prima e autentica impressione che fanno – è la loro probità. Tale probità (termine desueto, ma prezioso e forte) porta Iucci a temi di quotidiana umanità, pervasi spesso da una commozione trattenuta come per pudore. Per questo sono poesie di una strana e inattuale luce, che hanno origine forse in una stagione lontana della poesia del secolo andato: di quella stagione pacatamente si appropriano e la fanno rivivere di nuovo come necessaria. Un convivere pieno di affetti, con per bussola i punti cardinali della convivenza (l’equità, la giustizia e così via): ecco il tema di queste poesie, sia che si manifesti in un romantico mito politico, sia che si lasci intravedere nella tenerezza di un rapporto famigliare. Mentre sempre qualche turbamento si nasconde da qualche parte, o la cupa bestia della malinconia.

Proba così è la forma, condotta da parole senza trucco: se la poesia è una convenzione formale, sembrano suggerire questi versi, tale convenzione ha all’origine una salda idea di verità. 

Raffaele Manica