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Rosalba Vangelista –
Splendido…
La delicatezza con cui Francesca narra le sue storie è dote assai rara. Questa è una storia di estrema bellezza e forza. Amo il modo in cui la Ghiribelli sa tessere le vicende dei suoi protagonisti perché, in qualsiasi momento o evento stiamo leggendo, c’è la sua poesia. Un romanzo che è storia e amore. Un romanzo che è la forza di una donna, che ho amato fin dal primo istante. Se cercate una lettura profonda ed elegante, contornata da forti sentimenti e stupende descrizioni, Francesca è la vostra scrittrice.
Sabrina Santamaria –
“È una sgualdrina dell’Est è una maledetta zingara”.
Il terzo romanzo di Francesca Ghiribelli mi ha profondamente scossa. Mi sono ricordata di un romanzo che lessi anni fa “Le nevi blu” in cui il protagonista della storia era un bambino che viveva nell’incubo della Russia Staliniana. Gli incubi di questo bambino erano “Stalin e i pidocchi”. Allo stesso tempo mi riportata alle reminiscenze infantili della principessa Anastasia, era rimasta orfana anche lei e nessuno voleva riconoscere le sue origini se non alla fine ricollegandoci alla riproduzione del cartone animato della vicenda. Questa terza pubblicazione è il segno tangibile del forte impegno che l’autrice manifesta sempre accorta, attenta conoscitrice delle vicende storiche del mondo sia della psicologia dell’essere umano, sia delle questioni sociali. Questo romanzo d’amore non è solo una storia amorosa, ma dietro la vicenda sentimentale, d’attrazione fisica vi sono ragioni sociali. La Ghiribelli manifesta in sé stralci della letteratura russa come Leòn Tolstoj mi riferisco soprattutto all’opera “Anna Karenina” ed anche allo studio attento psicologico dei personaggi di Dostoevskij. Questo piccolo libro è un ottimo spunto per riflettere sulla storia dell’Est tanto problematica e piena di colpi di scena. La protagonista del libro è Stana, la Ghiribelli la descrive come una “piccola principessa russa”, ma era un sogno della protagonista che la nostra scrittrice sottolinea: “Sin da bambina sognava di essere una principessa, ma le sue origini erano umili, e davvero non sapeva se la vita l’avrebbe mai accontentata”. Nell’opera ho rintracciato sequenze narrative sapientemente dettagliate dal punto di vista psicologico, i dialoghi fra i due protagonisti è breve a volte, ma intenso, la nostra descrive con cura gli sguardi, le espressioni del volto. È molto preponderante l’intenzione di analizzare freudianamente i personaggi. Stana è una ragazza che non si sente più degna di essere amata, rispettata da alcuno ecco perché rifiuta, rigetta sulle prime le buone intenzioni di Ottavio, l’altro nostro protagonista il quale nonostante provenga da una famiglia nobile e ricca e avesse origini militari mostra il lato più buono di se stesso senza giudicarla. La nostra protagonista non aveva scelto da se stessa la sua vita, il suo avvenire, ma era stata vittima del contesto in cui era vissuta, sua madre era russa, ma il padre era dell’est, questa unione di origini diverse l’avevano resa agli occhi degli altri una “zingara”. Da qui il titolo dell’opera “Cuore zingaro”, questo epiteto “zingaro” ci fa pensare un imbarbarimento delle culture dell’Est, ma non è solo questo l’unico spunto di riflessione del romanzo apparentemente solo sentimentale, la Russia in passato deteneva il potere sulle nazioni circonvicine facendole sue, tanto che prima del 1989 veniva chiamata Urss(Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) assoggettando la Polonia, la Romania, la Jugoslavia, tutti paesi che per culture, lingue, abitudini erano tutti diversi fra loro. Essere russi significava essere “nobili”, mentre appartenere essere rumeni, polacchi, jugoslavi, bielorussi era, forse ancora oggi è sinonimo di “zingaro”, essere di basso ceto, di scarsa considerazione sociale, anche in Italia, in genere vi è il pregiudizio che le donne dell’Est siano persone di malafede, gente poco seria di cui non potersi fidare. Fra l’altro la Ghiribelli sottolinea nelle sue pagine che la Russia è un paese molto vasto ed eterogeneo: “Era nata in un misero villaggio alle porte della popolosa Mosca, ma non aveva mai conosciuto la magia di quella città, che tutti affermava essere meravigliosa.[…]Lei amava essere russa, ma ciò che ripugnava era la goliardia di quella società impavida e usurpatrice di libertà”. I russi si consideravano di “razza” pura, infatti tutti gli uomini dell’est non erano considerati degni di vivere. Ottavio è il personaggio-protagonista che compie un’evoluzione dentro di sé, il suo cuore è duro all’inizio della storia, sente dentro il suo cuore un forte sentimento di rabbia, odio, quasi non volesse amare più. Le parole “cattive” “senza scrupoli” del carceriere penetrarono il suo essere come una spada si sentì trafitto, distrutto da quelle frasi di odio: “Se vuoi ti dico dove sono diretti: all’inferno!”. “Sapete le origini della donna di quel gruppo?”(Stana si trovava tra i prigionieri), “Luride, origini luride, di sicuro”. Ottavio si risentì profondamente ascoltando questi pregiudizi sintomi seri di un progetto di “pulizie etnica” aberrante: “Ottavio era inorridito da quel modo di fare così dannatamente esplicito, crudele, onnipotente e pregò in cuor suo di riuscire a liberare quell’angelo di ragazza”. In questo preciso momento quest’uomo rivendica il suo desiderio di appartenenza come genere umano, mi ha ricordata Einstein quando gli fu chiesto a quale “razza” appartenesse ed il grande scienziato rispose: “razza umana”. “Cuore zingaro” è un romanzo sentimentale che rispecchia l’amore a prima vista, la chimica degli sguardi, l’amore a prima vista, tema tipicamente femminile, ma la nostra autrice ha saputo intrecciare tematiche diverse in un libro piccolo a livello di brossura, ma di grande impatto per il lettore, ella ha saputo unire introspezione psicologica, motivi etico-sociali e politici, infine anche i sentimenti. Dopo “Un’altalena di emozioni”, “Twins’Obsession”, “Cuore zingaro” è la terza pubblicazione in prosa di tutto rispetto. Quest’autrice ha dimostrato di saper emozionare il lettore con la poesia nel caso del primo libro e con la prosa con le altre due pubblicazioni, la sua caratteristica principale è la sensibilità.
Sabrina Santamaria
Marialuisa Moro –
Intrigante.
L’ acuta introspezione psicologica di una giovane donna dal passato doloroso è il filo conduttore di questa vicenda delicata e profonda, il cui vero protagonista è l’amore. L’amore di chi ancora non lo conosce davvero, di chi lo fraintende confondendolo con sentimenti di gratitudine, l’amore di chi ama senza essere corrisposto e vive nell’illusione di essere un giorno ricambiato, l’amore finto e traditore di chi usa una persona per soddisfare il suo piacere, l’amore di chi si lascia ingannare e ne resta profondamente deluso.
Un breve romanzo che mi ha stregata e di cui attendo con ansia il seguito da questa autrice che trovo ogni volta più brava della precedente.