Descrizione
Un racconto autobiografico che induce a una riflessione: che senso ha la conoscenza spogliata del vissuto?
Blu non è solo colore.
È azione mentale che, attraverso ricordi, fonde dimensioni, luoghi apparentemente lontani: una malattia, immagini famigliari, lezioni universitarie. Roma. Boston. L’isola di Ponza. Pensiero che supera i confini del sapere disciplinare, emozioni di vita in opera. Transdisciplinarità, che scioglie elementi formali della grafica in scrittura e traduce una storia di vita in arte, scienza, sociologia. Una microstoria anonima, un gioco tra perfetti sconosciuti che diventa sapere. Una testimonianza sul potere delle esperienze dirompenti in grado di generare nuove idee. Una figlia che scopre il mondo. Una madre che rinasce da una sala operatoria, salvata dai gesti di un chirurgo che hanno il profumo di boccioli di vita recuperati alla morte.
Un messaggio che arriva. Come vita vuole.
Ali blu per ripartire. Le emozioni sono le ali di noi uomini.
Le emozioni sono le ali di noi uomini. Ne abbiamo bisogno per pensare. Per ricominciare a comporre azioni con l’alfabeto emotivo delle nostre esperienze.
È la lezione che mi ha suggerito la vita. E che è dentro Blu, una testimonianza sul potere delle esperienze dirompenti. Di quelle che lo sono per noi. Che, con il loro carico emozionale, ci rimettono profondamente in discussione, rinnovandoci, trascinandosi dietro parte dei nostri vecchi schemi intellettuali e modi di sentire. E che sono anche in grado di generare nuove idee.
È la vita che regala fascino a un’idea. Qual è la potenza seduttiva di un’idea se non il fatto di ricomprendere in sé frammenti di emozione, di eventi, di relazioni che nascono dal nostro vissuto e ne sono parte integrante, ricomponendoli assieme a quel po’ di sapienza – da intendere con il suo significato antico, di saggezza e scienza – che ognuno di noi si porta dentro?
Michael DiToro –
Bellissimo!
Ti premise il cuore da sorpresa.
Angelo Andrea –
Deciso, sintetico, chiaro, altalenante, ironico: incuriosisce e chiede di essere letto ancora.
Vanda –
Consapevolezza, Conoscenza, Transdisciplinarità, Esperienza filtrata dal cuore e dalla mente…ecco le parole che, a distanza di un mese dalla lettura di BLU, di Flavia Di Donato, ripensando al suo contenuto, sento ancora risuonare in me.
Volendo essere il più oggettiva possibile, ho aspettato a scrivere per lasciar sedimentare l’entusiasmo e il coinvolgimento che provavo appena terminata la lettura.
Questo libro ha il grandissimo merito di aver prima risvegliato e poi dato vita a molte intuizioni confusamente già presenti in me, dando loro la forza e la passione per potersi concretamente esprimere.
Per tutto questo sarò sempre grata a Flavia, generosa, umile e preziosa guida, nonostante la giovane età, nella ricerca continua e consapevole del miglior equilibrio possibile in ogni giorno della mia vita.
Antonietta –
Questo libro è stato per me una continua sorpresa nella sua varietà. Nel suo non essere allineabile ad un genere specifico, lo definirei innovativo. Scrittura forbita, ma sincera, riesce a trasmettere con semplicità sentimenti di tenerezza, coraggio, forza e determinazione.
Giuseppe Daloiso –
Inizia come una fotografia lunga il tempo di una malattia combattuta e vinta. Si trasforma in un saggio sulla transdisciplinarietà. Senza saccenza ma con la delicatezza di chi vuole portare il lettore nel proprio mondo fatto di anima e corpo e conoscenza. A tratti voyeuristico dell’anima delle comparse nel viaggio di miss blu. Mai limitata all’osservazione esteriore, ma interessata a ciò che chi incontra sta “sentendo”, alle emozioni che sta vivendo.
Ho trovato il libro estremamente sensuale e a tratti delicatamente perverso senza mai scadere nel banale. Una attenta ricerca del dolore come stimolante naturale per ricordarsi di essere vivi. E ogni volta che anestesia, del corpo o dell’anima tende ad addormentare, il dolore ridesta i sensi. Blu: un colore, ma anche un sapore ed una musica: quelli della ricerca e dello stupore. Sinestesie sensuali.
Rossella –
Un testo molto ricercato, anche per le sue citazioni, ma fluido e scorrevole. Attraverso l'”accostamento” cromatico ho apprezzato la transdisciplinarita’, che fa condividere al lettore il percorso interiore vissuto dall’autrice nel periodo più buio della sua vita. Uno scritto che aiuta a elaborare il dolore e a uscirne. Complimenti.
Antonella Perotti –
Un libro ben scritto, interessante, diverso, che si legge di getto. Ma che poi fa riflettere non solo sulla vicenda umana e personale di Flavia, ma soprattutto sulla funzione della ricerca: “come contribuire .. a far emergere i punti di forza? A trasformare la scena?” Non dobbiamo “ingessarci prima di farci male”…. Ecco le sfide che si dovrebbe porre ogni ricercatore, soprattutto se giovane. Brava Flavia!!!
virginia blasi –
Un racconto intenso, una grande esperienza al servizio di tutti, con umiltà e competenza. Un vulcano di emozioni messe a nudo. L’immensità della conoscenza, concetto cosi semplice eppure cosi incompreso. L’importanza di metterla a disposizione di tutti. Un brivido continuo, nel percorso della vita, con uno sguardo alle “vite accanto”, cosi diverse e cosi simili. Un racconto che ti entra nel cuore, che ti invade, che ti dona la forza di un nuovo inizio, indipendentemente dalla tua stoiria e dal tuo cammino.
Milena –
Un libro molto profondo e intenso. Sono stata travolta dalle emozioni di questa donna dove si racconta con estrema naturalezza. Cosa posso dire a Flavia …una cosa sola come dice lei nel libro “vivere è fare poesia continuamente” . Brava.
Gabriella Alfani –
Ho letto con molto interesse e piacere il libro di Flavia Di Donato, pieno di sentimenti e sensazioni che lasciano spessissimo senza fiato e con gli occhi umidi. L’unica cosa, non sono riuscita a seguire come avrei voluto la parte finale, troppo “tecnica” per quanto mi riguarda, e quindi più difficile. In bocca al lupo per tutto e aspetto il prossimo.
Gabriella Alfani –
Ho letto, anzi ho divorato, Blu di Flavia Di Donato. Dire che mi sia piaciuto forse è banale, ma è proprio così. Ti porta per mano, ma senza “farlo pesare”, in un periodo della vita doloroso per l’autrice. Riesci a condividere con lei tutto ciò che ha passato. Le citazioni sono estremamente calzanti. L’ultima parte del libro va riletta più volte, risulta “difficile” perché più per “addetti ai lavori”. Aspetto il prossimo libro.
Adele Giordano –
Doppio è l’aggettivo che puo’ sintetizzare BLU. Prima di un altro inizio.
Semplice la lettura, complessa la comprensione.
Profondo il vissuto, fluida la narrazione dell’esperienza umana.
Lucidamente razionale lo sguardo sul mondo, amorevole la valutazione dell’altro.
Personale la scrittura, “a zattera” l’uso delle citazioni (l’autrice , in un momento difficile della sua vita, sembra appigliarsi ai suoi ‘legni di conoscenza’ per non affogare).
A strati i diversi piani di narrazione (dal biografico al saggio), a cerchio, quasi a spirale il riappropriarsi del proprio diritto alla vita.
Bisogna rileggere BLU più volte, prima di un ….VERO inizio.
Silvio Di Pietro –
BLU, tre lettere per un titolo. Basterebbe questo per aprire un mondo di aspettative. Non si dimentichi, infatti, che alla base dell’informatica esistono solo due bit: on, off, che permettono a un computer di elaborare l’inimmaginabile. Ma non basta; il libro è scritto da Flavia di Donato, ragazza (per me continuerà sempre a essere tale) dalle capacità poliedriche e vorrei che in questo aggettivo ognuno possa e voglia trovarci quello che non si può esprimere con poche parole.
ll primo impatto avuto con il volume è stato quello di osservare la copertina: sassi tondeggianti impilati in un equilibrio statico, ma precario. Copertina su cui spicca il titolo di sole tre lettere: BLU, tanto più misteriose in quanto poche e oscure.
Primo pensiero: 136 pagine; se va male, tre giorni e finisce.
Apro il libro e inizio la lettura. Fin dalle prime pagine, capisco che è necessaria una lettura meditata, non un semplice scorrere degli occhi sulle parole, ma occorre uno sguardo della mente per il quale l’occhio è solo un veicolo.
Nel testo si rincorrono, si accavallano, si intrecciano frasi che inducono alla meditazione: questo lo penso anch’io (ma non avrei saputo esprimerlo a parole); non può essere che così; non ci avevo mai pensato; questo lo avevo sempre sentito, ma solo ora ne capisco il significato…
Vado avanti così. Che dico vado avanti, torno indietro per capire di più e per spingermi verso altre riflessioni.
La parola transdisciplinare, che irrompe con la sua forza fin dalle primissime pagine, fa da guida a tutto il… romanzo? Saggio? Autobiografia? Ricerca? Non so proprio come io possa definire BLU, etichettandolo con una sola parola. È tutto e forse anche di più: è uno scritto sicuramente transdisciplinare. È a questo punto che mi rendo conto che BLU va a intrecciarsi con il mio passato esperienziale. Anche io, a 22 anni, ho vissuto un’esperienza simile a quella sofferta da Flavia, ma non sarei mai stato in grado di narrarla con la forza e con il coinvolgimento che lei ha saputo tradurre in parole. Ho rivissuto alcuni momenti della mia vita e ho capito perché la copertina di BLU mi aveva inconsciamente colpito. In quella costruzione c’è la vita di ognuno: una pila di sassi tondeggianti impilati, in equilibrio solo fino a quando un niente basta per trasformarla in un mucchio informe e disordinato che solo a fatica, e soprattutto con una strapotente volontà, può essere ricomposta. Flavia ha saputo, in maniera superba, superare le sue angosce e soprattutto ha saputo raccontarci in modo veramente coinvolgente come abbia fatto a ricostruire la sua pila di sassi.
Sono alla fine del libro e ancora una volta la mente è risucchiata indietro, richiamata non da ciò che è scritto, ma da un assordante silenzio.
Manca il suono di un violino.
Non capisco perché non ci sia nel testo il pur minimo accenno a questo strumento, ben sapendo Flavia bambina, trovandosi davanti a un bivio, ha lasciato la strada della musica per dedicarsi agli studi universitari. Sono convinto che, se l’avesse imboccata, avrebbe raggiunto gli stessi traguardi che ha conseguito percorrendo la strada che decise di intraprendere. Non ne comprendo il motivo, ma glielo chiederò.
In poco più di 100 pagine, Flavia cita ben 30 autori, 3 cantanti e 7 film, dimostrando che la sua cultura spazia in maniera transdisciplinare fra generi diversi e mostra di saper apprezzare e comprendere molti aspetti del mondo in cui vive.
Il libro non scende mai nel banale e mantiene un taglio alto fino all’ultimo tanto che, una volta che si è arrivati in fondo, si è spinti dalla voglia di “Voltarsi a guardare ancora una volta all’indietro. Prima di un altro inizio”.
Adalberto Cufari –
Dal mondo del dolore un messaggio di forza e di speranza. Lievito inatteso per accrescere il lenimento alle fatiche e alle paure del quotidiano vissuto alle prese col cancro e la varia umanità che lo circonda.
Un saliscendi emotivo di rara incisività, tradotto con sincera espressione, fino a scoprire impietosamente se stessi e i propri limiti umani, ancorché il desiderio feroce di superarli attraverso la riflessione, la conoscenza, le emozioni. “Vita vissuta e natura emozionale che divengono arte di vivere” – come viene detto – raggruppano realtà e reattività in sintesi mirabile. Altrettanto attraente, coinvolgente è a sua volta il lato accademico e scientifico del libro sulla transdisciplinarità. Saperla, coglierla, porta ad una salutare coscienza di sé e ad una conoscenza complessa che aiuta a penetrare fino in fondo il senso della vita. Tutto questo con la lettura di “BLU. Prima di un altro inizio” di Flavia Di Donato, di cui mi dichiaro convinto e sincero ammiratore.
Patrizia Fabris –
Da consumata lettrice, non credevo di poter provare ancora emozioni così profonde. “BLU” di Flavia Di Donato è così ricco di suggestioni che quasi mi è dispiaciuto quando ho finito di leggerlo. È raro che il cuore e la mente siano stimolati insieme con tanta intensità.
Autobiografia, saggio, poesia, filosofia, ricerca scientifica. Tutti questi elementi stanno insieme in piena armonia, riuscendo a fare nuova luce per orientarci in questo complicato intreccio che è la nostra vita.
Alessandra Galafati –
Grazie Flavia per avermi emozionato, per avermi inumidito gli occhi, per avermi costretto ad entrare nel libro per capirne il senso, grazie per avermi dato spunti su cui ragionare, per avermi aperto un nuovo orizzonte. Grazie per averlo fatto in maniera pulita, umile, scorrevole, curiosa e sincera. Ero convinta che solo un libro di poesia potesse trovare posto permanente sul mio comodino per essere riletto ogni volta con nuovi occhi…da oggi ci starà anche il tuo! Grazie
Cesare De Sessa –
Ci sono libri che è difficile arrivare alla fine per quanto banali, altri che dopo averci tenuto compagnia un po’ di tempo dimentichiamo il giorno dopo averli finiti di leggere, altri che, appena letti, sappiamo che li ricorderemo a lungo. Sicuramente tra questi ultimi il volume Blu. Prima di un altro inizio di Flavia Di Donato. Vari i motivi per i quali il libro buca, diciamo così, il video (per ricorrere a un’abusata espressione del mondo televisivo ma appropriata in questo caso), per ritagliarsi una nicchia nella testa, oltre che nelle emozioni, del lettore. La scrittura della Di Donato è una scrittura tutta di pancia, per usare la definizione di Giacomo De Benedetti tra scrittura di testa e scrittura, appunto, di pancia. E forse non poteva essere altrimenti, visto l’argomento che il cuore pulsante del libro affronta e racconta. E qui siamo al primo dei motivi per cui il libro, resistendo all’aggressione dell’oblio, resterà a lungo nel cuore del lettore.
La Di Donato racconta l’esperienza del tumore, vissuta sulla propria pelle. Una parola, il cancro, che non solo suscita paura, ma che rappresenta un vero e proprio tabù. Varie persone, tra amici e conoscenti, si sono trovati a vivere la stessa esperienza dell’autrice. E la gran parte di loro, puntualmente, ha preferito tacere del male che li aveva colpiti. Quasi ne provassero vergogna. O chissà, passandolo sotto silenzio quasi volessero scongiurarne gli effetti psicologici più devastanti. La Di Donato invece no, non prova vergogna, così non solo non nasconde il fatto di avere avuto il tumore, ma interloquisce con lui, sembra che ci “dialoga”, quasi fosse un’entità capace di sentirla. E chissà, magari in qualche modo è una sorta di entità. L’autrice riconosce al male, in questi “dialoghi” (non espressamente scritti, ma lasciati intuire a chi ha orecchie capaci di ascolto) gli stimoli e le sollecitazioni, intellettuali ed emozionali, che il male le ha procurato, pur combattendolo. Insomma un nemico il cancro, certo, ma un nemico di cui l’autrice ha rispetto. Rendendogli, attraverso la scrittura, una sorta di onore delle armi. Sicché davanti una prova come quella del tumore, dinanzi alla quale in molti, tra cui tanti atei sino al giorno prima non sanno far altro che cominciare a pregare, la Di Donato affila la penna e comincia a riflettere, facendo del male stesso uno strumento per meglio sviluppare e approfondire la propria autocoscienza
Secondo aspetto che sorprende, permettendo al libro di ritagliarsi un varco nella memoria del lettore, il cambio di respiro della scrittura. Si passa infatti da un respiro più narrativo e quindi più fluido, a un respiro più denso, forse perché di carattere più saggistico. I due respiri sono però inestricabilmente intrecciati, come quelli degli amanti. Infatti il libro parla della malattia, intrecciando la stessa con l’esperienza più intellettuale dell’autrice. Sicché il tumore è passato al setaccio attraverso gli stimoli della trans-discliplinarità. Mentre, a sua volta, la costruzione intellettuale è messa alla prova dall’esperienza dirompente del cancro. Se tali cambi di marcia nella scrittura possono, in un primo momento, risultare spiazzanti, in particolare per lettori meno attrezzati, nell’economia generale del libro rappresentano uno stimolo, in quanto sollecitano continuamente l’attenzione.
Vi è poi, per chi come me legge oltre che per piacere un po’ anche per mestiere, l’effetto paragone con la produzione media dell’editoria. Per dirla con una metafora culinaria, leggendo cosa sforna oggi il mercato editoriale, anche (se non soprattutto) quello degli editori blasonati, sembra di trovarsi di fronte ai cibi precotti. Quelli che trovi nei freezer dei supermercati, porti a casa, metti nel microonde e in cinque minuti sono pronti da mangiare. Sicuramente comodi, vi è tuttavia in questi piatti precotti una defaillance, hanno tutti un po’ lo stesso sapore. Leggendo il libro della di Flavia, cogliendo la sua urgenza di esprimersi e raccontare, ti accorgi (sempre rimanendo nella metafora culinaria) che ha un sapore diverso. Non solo si tratta di un piatto cucinato con un mix di sentimenti schietti: amore, rabbia, apprensione, tenerezza, ma per prepararlo l’autrice si è servita dei prodotti dell’orto dietro cosa. Prodotti dunque genuini, autentici, non uniformati ai gusti standardizzati della grossa distribuzione e, soprattutto, prodotti scevri da manipolazioni, alterazioni e adulterazioni.
last but not least: tuttavia, sembra voglia metterci in guardia l’autrice, la ferocia del male non l’ha indurita, temprata magari sì, ma non resa cinica e insensibile. Come invece talvolta accade a chi, avendo fissato da vicino le vuote orbite della signora con la roncola, si lascia incapsulare in un bozzolo di egoismo e indifferenza. L’autrice no, la sua sensibilità è intatta, se possibile ancora più viva, pronta per ripartire, appunto, per un altro inizio. E ci dice della sua sensibilità con una immagine di grande tenerezza, quella di una bambina, sua figlia, che con le mani inzuppate di colore lasciano le piccole impronte su un grande foglio di carta.
Giovanni –
“Blu” è un taccuino di viaggio, uno di quei quadernini che ci farebbe bene portare sempre con noi per annotare eventi che ci colpiscono, osservazioni sulle persone che per scelta o necessità o sorte incontriamo, sentimenti che accompagnano la nostra quotidianità banale ma allo stesso tempo originale. Ne ricaveremmo un racconto in apparenza non coerente, che procede a salti ora più stretti ora più ampi, ma che ci permetterebbe di capire meglio il nostro modo di essere.
Flavia di Donato in “Blu” scrive di una fase della sua vita, quella segnata dalla scoperta di un tumore maligno, ed il racconto si svolge su un piano totalmente soggettivo: la realtà viene descritta attraverso gli occhi dell’autrice che narra di un mondo popolato di medici, infermieri, pazienti e da ogni pagina del racconto emergono sensazioni e sentimenti. “Blu” procede per quadri separati, il cui sviluppo logico appare secondario rispetto alla necessità di descrivere incontri.
La particolarità di “Blu” sta proprio nella capacità di narrare di incontri, non solo con chi cura, ma anche con altri universi come gli studenti di un corso di laurea o coloro che intasano di auto le strade di una grande città in una mattina come tante altre. Incontri che si intrecciano con una vita interiore fatta di ricordi letterari o cinematografici, di amore per la figlia bambina, di ricerca di una propria originalità di espressione. Ed al termine della lettura resta ben poco di chi ha scritto, mentre ci rimane un messaggio di come ognuno di noi potrebbe essere fatto o, meglio, di come ognuno di noi è in parte fatto.
Domenico Maio –
Un libro intenso, scritto con una ricercatezza rara. Mi ha colpito profondamente e toccato il cuore. Complimenti Flavia.