Denuncia sociale, attualità, cronaca
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La denuncia di Nadia Gentilini è la storia intricata e crudele di un’agente immobiliare di Chiavari. La vede come una persona bloccata, impedita di svolgere il suo mestiere, minacciata da un contesto mafioso e dimenticata dallo Stato tenuto a proteggerla. Tra denunce, appalti, assessorati, giudici, politici e preti, a tutt’oggi Nadia cerca ancora una sola risposta: Giustizia.
Esiste una morsa che schiaccia chi non vuole stare nel calderone della reticenza. C’è chi ha voluto (e ancora vuole) schiacciarmi, umanamente e professionalmente. Ha avuto piccole vittorie, questo è vero, ma non mi ha sconfitto. E questo vuol dire che, la Libertà, è uno spazio concesso solo a chi è capace di resistere.
Mano nella mano: Tra queste righe si piange e si sorride. Il messaggio forte che passa è che nonostante le autrici fossero impreparate all’evento, hanno saputo lasciarsi coinvolgere senza lasciarsi travolgere.
Le autrici sono parte attiva dell’Associazione Amar Down di Martina Franca.
Prefazione Dottoressa Loredana Caporusso
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Tutto inizia quando una persona affonda nei suoi ricordi. Inizia a rivivere immagini lontane che tornano vivide. Ansie e tensioni respirate al tempo, ma anche eventi piacevoli e unici. Un testo ricco di emozioni, ma anche tecnico-pratico nei contenuti. Non poteva mancare infine l’esperienza della sorella minore, dalla cui prospettiva, cambia completamente il modo di approccio.
«È nato, è maschio!». Esordì il nostro vicino di casa, raffreddato dalle gelide temperature esterne. La vita mi aveva regalato un fratello. Senza consultarmi e senza chiedermi il permesso. Da quel momento mi consegnò una responsabilità grande, un senso di maternità e protezione, che dovevo difendere e mettere in atto, per qualcuno – che non conoscevo ancora – ma già sentivo parte di me.
Il vissuto comune ai fratelli e alle sorelle rappresenta un’esperienza umana unica, caratterizzata sia da forti sentimenti, quali l’attaccamento, l’amicizia, la rivalità, sia dalla peculiare singolarità di essere allo stesso tempo un rapporto di amicizia e di parentela.
I fratelli condividono un patrimonio genetico (sono nati dagli stessi genitori) e condividono anche eredità culturali, le prime esperienze dell’infanzia e un senso originario di appartenenza familiare.
Mi godo la mia vita così com’è, senza pensare che mia sorella sia un errore, senza pensare che la sindrome di Down sia un difetto.